Elezioni: “Vademecum” per candidati e comunicatori

Tempo di lettura: 2 minuti

E così ha inizio la tanto attesa campagna elettorale. Come gli “Uruk-hai” ne “Il Signore degli Anelli e Le Due Torri” avviarono l’assalto al “Fosso di Helm”, anche noi attendiamo, con debordante ansia, l’assalto dei candidati.

Siamo pronti? Forse. Tra pandemia, guerra e aumento dei prezzi, stiamo perdendo tutti un po’ la testa. Gli staff di comunicazione e i candidati sono pronti? Beh… spero di sì, visto che il fatidico giorno si avvicina. Ma tranquilli, vi vengo incontro! Ecco per voi un piccolo vademecum per affrontare al meglio la campagna elettorale (e rimanere vivi).

I Manifesti Elettorali

I manifesti elettorali sono IMPORTANTISSIMI! Diffidate da coloro che sostengono il contrario. I manifesti servono proprio a far capire agli elettori che la persona raffigurata è candidata alle elezioni (non dare per scontato che la gente lo sappia!). Servono, inoltre, a far associare il nome del candidato al viso.

I Social Network

I Social Network, nell’arco di pochissimo tempo, sono diventati cruciali per la comunicazione politica. La soluzione migliore è quella di puntare su Facebook e su Instagram con:

  • dirette Facebook e Instagram agli eventi sul territorio;
  • foto di gruppo con elettori e con attivisti;
  • infografiche con i punti del programma;
  • video del candidato in cui spiega i punti del programma;
  • storie Instagram (tante, per raccontare la giornata del candidato);
  • Instagram come un “dietro le quinte”, ma senza esagerare.

Il Programma

Non si può cadere sul programma! Serve un programma solido con punti concreti ma soprattutto realizzabili. A livello comunicativo, però, è preferibile che il candidato si focalizzi su un massimo di 3 punti (quelli che ritiene più importanti), per poi battere su quelli agli eventi pubblici.

Prepararsi al peggio

In campagna elettorale gli imprevisti sono dietro l’angolo, e per evitare disastri è sempre bene PREPARSI AL PEGGIO! Quello che bisogna fare è sedersi al tavolo con un bel caffè amaro e fare due operazioni:

  • prevedere e ipotizzare ciò che potrebbe accadere in tutta la campagna elettorale;
  • tracciare tutti i punti deboli della vita professionale e privata del candidato.

E da qui si parte a costruire la “difesa” del candidato.

Chiamare un professionista

Con i tempi che corrono è preferibile lasciare ad altri l’improvvisazione. Frasi come “mio cugino è bravo” o “il mio amico fa queste cose gratis” sono il preludio a una rovinosa sconfitta. Affidatevi SEMPRE a esperti consulenti di comunicazione politica.

Mai sottovalutare i meme: il loro peso nella vita pubblica

Tempo di lettura: 4 minuti

Tutti abbiamo visto almeno un meme nella nostra vita: da Di Maio abbronzato in diverse situazioni comiche fino a Salvini che risponde con un “non posso?” al giornalista Giovanni Floris. Scappa quasi sempre una piccola risata, magari una condivisione, e poi via si torna a vedere altro. Ma cosa sono realmente i meme? Che peso hanno nella vita politica? Scopriamolo insieme.

La storia dei meme

Il primo meme fa la sua apparizione nel lontano 1919 sulla rivista satirica dell’università dell’Iowa conosciuta con il nome di “Wisconsin Octopus”. Una semplice immagine di un uomo vestito di nero con accanto una sua caricatura e due frasi: “how you think look when a flashlight is taken” e “how you really look”.  Quest’immagine venne, successivamente, ripresa da altre riviste satiriche tra cui “The judge” nel 1921 (un primo approccio di viralità… ma sui giornali).

Primo meme pubblicato, nel 1919, sulla rivista satirica “Wisconsin Octopus”. A sinistra “Come credi di essere quando sei sotto i riflettori” e a destra “come sei veramente”

Spostiamoci in un periodo più recente e più precisamente sul finire degli anni ’90 (grande Giove!). Questo periodo è caratterizzato dalla diffusione degli ormai dimenticati forum: forum d’incontri, forum per chat, forum riguardanti argomenti specifici ecc. È proprio in questi forum che nasce la vera cultura memetica moderna. Però, l’esplosione vera e propria la si ha nei primi anni 2000 quando questo fenomeno di massa si diffonde su siti come 4chan, Reddit, Myspace, Tumblr e in questi siti fa la sua prima apparizione la famosissima “Pepe the Frog” (la povera Pepa è diventata, più recentemente e contro la volontà del suo creatore, un meme utilizzato dal movimento americano “Alt-Right”). E per finire arriviamo ai nostri amati Social Network, terreno fertile per immagini remixate e lanciate in pasto al pubblico.

La famosissima “Pepe the Frog”

Le caratteristiche dei meme

L’enciclopedia Traccani definisce i “meme” come:

“Singolo elemento di una cultura o di un sistema di comportamento, replicabile e trasmissibile per imitazione da un individuo a un altro o da uno strumento di comunicazione ed espressione a un altro”

Da suddetta definizione e dai precedenti e brevi passaggi storici comprendiamo che i meme:

  • sono aperti, progettati in maniera collaborativa e remixabili;
  • si diffondono in maniera decentralizzata e non gerarchica;
  • possono raggiungere una massa critica di utenti e propagarsi tra le piattaforme in poco tempo;
  • si basano su un modello di cultura digitale fortemente dipendente dagli usi degli utenti che, attraverso i loro contributi, aprono a nuove visioni e a nuove norme sociali spingendo per la loro circolazione [Mazzoleni-Bracciale].

Approfondiamo bene questi passaggi con i meme nella politica.

I meme e la politica

Poteva la politica non esser travolta da questo fenomeno? Chiaramente no. È ormai certo che la politica utilizzi i meme per “avvelenare” i pozzi e spostare il focus del dibattito pubblico. Come una pietra lanciata in uno stagno, il meme politico viene pubblicato da pagine “spalla” di partiti e di leader politici, rigorosamente privo di logo e riferimenti, per essere condiviso più volte fino alla perdita della sua paternità. Un grande esempio di dibattito esasperato da immagini virali lo si ha con la foto di alcuni parlamentari immortalati su un gommone, durante un trasbordo di migranti, per la famosa vicenda “Sea Watch”. La foto è stata chiaramente modificata aggiungendo al centro dell’imbarcazione una bella tavola imbandita di meravigliose leccornie. Risultato? L’immagine fake ha avuto successo, ottenendo tantissime condivisioni e attirando l’odio degli utenti sui parlamentari coinvolti.

A sinistra l’immagine falsa ampiamente diffusa online, a destra l’immagine vera

Esempio positivo di meme e politica è il popolarissimo poster “Hope” di Shepard Fairey che raffigurava l’allora Senatore Barack Obama durante le primarie e le presidenziali del 2008. Il poster è stato creato, per l’appunto, da un sostenitore del candidato ma poi è stato preso e largamente usato dallo staff di comunicazione del futuro presidente USA. Il successo dell’immagine fu totale: un’infinità di elettori americani ricondivise l’immagine di Obama o si divertì a ricondividere l’immagine modificata con altri soggetti (diffusissima fu anche l’auto-produzione dei cittadini, con l’immagine di loro stessi “obamizzata”).

I meme sono anche una cosa bella

Avete mai fatto caso che all’interno dei meme c’è sempre un elemento legato alla cultura “pop”? Un’immagine, un logo famoso, una frase, un cartone animato ecc. Questi elementi “pop” non sono casuali e sono molti importanti perché permettono, tramite il meme, l’accesso a informazioni politiche a persone che non si interessano di politica. Più precisamente, possiamo affermare che i meme sono dei veri e propri alleati per la partecipazione collettiva alla discussione pubblica, perché concedono a più persone di accedere a informazioni politiche, allargando la platea dei potenziali partecipanti anche a quelli non specificatamente interessati ai contenuti politici [Mazzoleni-Bracciale].

Tutto ciò è confortante, non trovate?

Riferimenti: