Referendum 2020: le ragioni del “No” al “taglio dei parlamentari”

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“Nell’intento di garantire la sicurezza e una durevole stabilità, la Repubblica verrà riorganizzata, trasformandosi nel primo Impero Galattico. Per una società più salda e più sicura!”

Intervento al Senato Galattico del Cancelliere Palpatine. Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith.

Una riorganizzazione totale quella che impose il Cancelliere Palpatine alla debole Repubblica Galattica. Una riorganizzazione che ha cambiato, per lungo tempo, le sorti della famosissima “Galassia lontana lontana” e che ancora oggi tiene in apprensione gli appassionati di tutto il mondo.

Nei giorni 20 e 21 settembre 2020 avrà luogo il tanto agognato Referendum sul “taglio dei parlamentari”. Come cittadini non avremo la possibilità di scegliere tra Repubblica o Impero (ci mancherebbe!) ma avremo il delicatissimo compito di scegliere se confermare o ridurre il numero dei nostri rappresentanti in Parlamento. Più precisamente, se dovesse vincere il “Sì” la Camera dei Deputati passerebbe da 630 a 400 Deputati mentre il Senato passerebbe da 315 a 200 Senatori. Insomma, è una decisione che non va presa alla leggera!

Risparmiare tante risorse? Rendere più efficiente il Parlamento? Migliorare la qualità dei politici? Vediamo di ribattere, punto su punto, alle ragioni “cavalcate” dalle forze politiche promotrici del taglio dei parlamentari.

Le risorse risparmiate dal taglio dei parlamentari sono esigue

Le forze che sostengono il “Sì” dichiarano che il taglio del numero dei parlamentari porterebbe a un risparmio, per le casse dello Stato, di circa 100 milioni di euro l’anno. Peccato che l’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani, gestito dall’economista Carlo Cottarelli, abbia fatto un calcolo più accurato e preciso. Il calcolo formulato da suddetto Osservatorio non include i contributi versati dai Parlamentari e stima, quindi, il risparmio annuale in circa 57 milioni di euro. Dividete la cifra risparmiata per il numero dei cittadini italiani e otterrete 0,95 centesimi l’anno. Vogliamo davvero tagliare la nostra rappresentanza per un caffè risparmiato all’anno?

Con il taglio dei parlamentari molti territori rimarrebbero privi di rappresentanza

Con il taglio, le Regioni più piccole porterebbero in Parlamento un minor numero di rappresentanti e molti territori diventerebbero non rappresentati a sufficienza rispetto ad altre Regioni. Prendiamo ad esempio la Sicilia: con la vittoria del “Sì” i parlamentari eletti sull’isola passerebbero da 77 a 48, cioè un seggio ogni 160 mila abitanti circa. Pensiamo davvero che una persona sola possa sobbarcarsi le problematiche di 160 mila abitanti?

Malfunzionamento delle Commissioni Parlamentari

Con un numero ridotto di parlamentari non si arriverebbe a far funzionare a dovere le Commissioni Parlamentari, soprattutto quelle del Senato. Ogni Senatore sarebbe costretto a seguire più Commissioni con il rischio di non partecipare a molte sedute e si arriverebbe, alla fine, all’accorpamento di diverse Commissioni. Perché far lavorare male il Senato?

Effetti sul meccanismo di elezione del Presidente della Repubblica

I numeri ridotti nelle Camere faranno sì che la maggioranza di turno si scelga, serenamente e senza dialogo, il Presidente della Repubblica quando, al contrario, la Costituzione vuole che il Presidente della Repubblica sia espressione di tutti. Non va sottovalutato, inoltre, il nuovo peso che acquisiranno con la vittoria del “Sì” i Delegati Regionali che si ritroveranno, in seduta comune, a fare la differenza.

Con il taglio il potere passerà totalmente alle segreterie di partito

Non ci vuole un genio per capire che con meno seggi in lizza le segreterie di partito avranno tutte le carte in regola per decidere chi candidare e chi no. Sei vicino al pensiero del capo politico di turno? Benissimo, candidatura assicurata! Non condividi il pensiero del capo politico di turno? Benissimo, sei fuori! Vogliamo essere complici di questi giochetti?  

Il taglio dei parlamentari non migliorerà la qualità dei politici

Giovanni Grandi, professore associato di Filosofia Morale presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Trieste, ha usato un esempio molto interessante per confutare l’idea che il taglio dei parlamentari possa migliorare la qualità dei nostri politici:

“è come pensare che travasando dell’acqua sporca da una bottiglia più grande a una bottiglia più piccola miracolosamente la qualità del liquido migliori, mentre il vero problema è come filtrare quest’acqua, come trattenere gli agenti inquinanti e come lasciar passare i sali che sono benefici”

Il lavoro non va fatto sull’organo-Parlamento ma va eseguito in basso, cioè nei partiti e nei movimenti politici. I partiti e i movimenti politici devono ritornare a fare formazione e selezione della classe dirigente ed è questo l’unico modo (non ci sono altri modi) per poter migliorare la qualità dei nostri rappresentanti.

Siamo noi cittadini a fare la differenza

Spesso sentiamo dire al vicino di casa o all’amico frasi come “la politica fa schifo!” o “tutti i politici rubano!”. Chi afferma questo dimentica sempre una cosa: siamo noi cittadini a votare le persone che poi ci rappresentano in Parlamento. Se votiamo rappresentanti mediocri non possiamo, poi, pretendere che questi ci rappresentino bene.

Si potrebbe aprire pure il capitolo “legge elettorale” ma quello meriterebbe un articolo a sé. Ah… E la questione “Bicameralismo perfetto”? Perché non intervenire sul “Bicameralismo Perfetto”? Questa è una bella domanda.

Riferimenti:

Autore: Gabriele Miceli

Laureato in Relazioni Internazionali. Master MASPI ed Eidos in Comunicazione Politica. Il mio sapere è sofistico ed enciclopedico…

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